Giacinto Cerone | Ewa Juszkiewicz

Opening 21_03_2019, 19:00 - from 22_03_2018 to 30_06_2019























Photo: Filippo Armellin

Cabinet inaugura Giovedì 21 Marzo 2019 la doppia personale di Giacinto Cerone e Ewa Juszkiewicz a cura di Maria Chiara Valacchi.

È attraverso i processi di rarefazione e condensazione della materia che si giunge alla definizione dei quattro elementi cardine dell’esistenza: la terra, l'acqua, l’aria e il fuoco. L’elemento base si unisce con altri mutando la propria natura primordiale e dando così vita a tutto ciò che ci circonda. La figura dell’alchimista nasce proprio per relazionarsi con tali fenomeni: esso mima gli avvenimenti naturali e mira alla creazione di un'essenza perfetta, equilibrata e tonda ottenendo spesso nient’altro che la compiutezza dell’imperfezione. All'inizio del XIII secolo il teologo e scienziato inglese Ruggero Bacone individua l'alchimia quale filosofia generale della Natura, definendola una scienza duplice: speculativa e operativa e dalla quale inizia la creazione del tutto; un credo che per Bacone è dottrina alta di trascrizione di una fenomenologia del vero, essenza di tutto ciò che di reale ci circonda.

L’artista – non diversamente – trasforma sostanze pure per generare “altro”, alterando con la propria gestualità quanto in origine è semplice materia primaria. Un tema ancestrale in cui si condensano le volontà espressive della pittrice Ewa Juszkiewicz (1984, Gdansk, Polonia) e dello scultore Giacinto Cerone (1957, Melfi - 2004, Roma): l’impiego di una matrice embrionale allo scopo di realizzare la sua trasmutazione in un elemento definitivo. Un processo che in divenire perde tuttavia il senso stesso della propria missione, lasciando spazio a dinamiche corrotte, convulse e incontrollabili. Intrecciando il linguaggio pittorico con quello scultoreo e stimolando fino al limite il rigore originario del soggetto creativo, i due artisti si abbandonano alla ricerca del grottesco e di una violenza visiva che forza l'estetica canonica dell'opera, lasciando il posto a una dirompente carica espressiva ed emozionale.

Sono dame, avvolte in crinoline e merletti, quelle che Ewa Juszkiewicz sceglie come soggetti privilegiati per distruggerne l'immagine stereotipata di apparente serenità; avvolgendo sui loro volti cappelli, maschere, elementi naturali ed antropomorfi, come fogliame o muffe, cela le “fisionomie-madre” sottostanti ed esalta aspetti surreali e disturbanti. Un gesto che palesa la volontà dell'artista di corrompere la storia del ritratto e di sovvertire i dogmi stereotipati della rappresentazione femminile; quanto avviene non è tanto un metodo di alienazione estetica, ma bensì un arricchimento della figura generatrice che si fa manifesto di impeto espressivo. Pennellate precise si soffermano con decisione sui modellati, resi “reali” attraverso una consapevole gestione chiaroscurale: un iperrealismo dove la natura e il sensibile si incrociano per dar vita a una visione altra (ed estremamente forte) del cosiddetto “sesso debole”.

Simile l'approccio di Giacinto Cerone che, come sintetizzato dallo storico dell’arte Giuseppe Appella, mescola: “L’impetuosità di Fazzini, l’analisi di Boccioni e la sintesi di Fontana, la meditazione di Licini e la spontaneità di Leoncillo, la costruzione di Melotti e la sensazione di Novelli…”; difficile collocarne il profilo artistico in uno stile o in una corrente ben precisa e delimitata. Cerone spinge la materia al limite. Parte da figure geometriche perfette e primarie, come cilindri o parallelepipedi, per alterarli attraverso giochi di modellazione complessi e spontanei. Un rapporto fisico ed emotivo con l'opera, quello che Cerone instaura con il gesso, il marmo e la ceramica, con cui trascrive i suoi più profondi moti esistenziali e nel quale condivide il suo quotidiano. Da Cabinet, disposti sul pavimento, una serie di lavori trattati come altorilievi dai quali affiorano pieghe e nature, ritmi superficiali che si sommano spontaneamente al movimento delle stoffe e ai modellati vegetali della Juszkiewicz.

Da questo contrappunto generazionale ne scaturisce un’atmosfera d’antan, un laboratorio di sperimentazione dove si compie la magia di un inedito e sempre infinito rito alchemico: la costruzione di qualcosa d'altro, l'incontro di esseri perfetti nella loro inadeguatezza.

 

It is through the processes of rarefying and condensing material that one can identify the four cardinal elements of existence: earth, water, air and fire. A base element combines with others, mutating its own primordial nature and, as a result, giving life to everything that is around us. The figure of the alchemist emerges precisely in relation to these phenomena: the alchemist mimics natural processes and aims to create the perfect essence, balanced and well-rounded, often obtaining nothing but the completeness of imperfection. At the beginning of the thirteenth century, the English theologian and scientist Roger Bacon identifies alchemy as the general philosophy of Nature, describing a dual science: both speculative and operative, from which emerges the creation of everything; a creed that for Bacon is a high doctrine for the transcription of a phenomenology of the real, the essence of everything real that surrounds us. 

The figure of the artist – in a parallel manner – transforms pure substances to generate something “other,” profoundly altering with his or her gesture what in origin was simply raw matter. An ancestral theme in which are condensed the expressive and creative wills of the painter Ewa Juszkiewicz (1984, Gdansk, Poland) and the sculptor Giacinto Cerone (1957, Melfi – 2004, Rome): the use of an embryonic matrix to incite its transmutation into a definitive element. A process that in becoming, however, simultaneously loses the sense of its own mission, giving room to corrupt, disjointed and uncontrollable dynamics. Intertwining the pictorial landscape with the sculptural one and stimulating the original rigor of the creative subject to its limit, in the exhibit the artists lose themselves in their research of the grotesque and a visual violence that challenges the canonical aesthetic of the work of art, leaving room to a volatile expressive and emotional charge. 

Ladies, wrapped in petticoats and lace, are the privileged subjects Ewa Juszkiewicz chooses to destroy the stereotypical image of apparent serenity; wrapping their faces with hats, masks, natural and anthropomorphic elements like leaves or mold, she conceals their underlying “mother’s appearance” and exalts surrealist and disturbing aspects. A gesture that reveals the desire of the artist to misdirect the history of portraiture and to subvert the stereotypical gospel of female representation; when it occurs, it is not so much a method for aesthetic alienation as an enrichment of the female creator figure, which shows itself full of expressive force. Precise brushstrokes rest with purpose on the shapes, rendered “real” through a self-conscious use of chiaroscuro: a hyperrealism in which nature and the sensible intertwine to give life to another (extremely strong) vision of the so-called “weaker sex.” 

Similar to this is the approach of Giacinto Cerone, who, as art historian Giuseppa Appella described, combines “the impetuosity of Fazzini, the analysis of Boccioni and the synthesis of Fontana, the meditation of Licini and the spontaneity of Leoncillo, the structure of Melotti and the intuition of Novelli…”; it is difficult to position his artistic profile within a precise and well-defined style or current. Cerone pushes matter to its limit. He starts from perfect and primary geometric figures, like cylinders or parallelepipeds, in order to then alter them through complex and spontaneous modelling games. Cerone establishes a physical and emotional connection with the work of art, with the chalk, marble and ceramic on which he transcribes his most profound existential impulses and with which he shares his everyday. At Cabinet, arranged on the floor, a series of works processed as high reliefs from which emerge folds and natures, superficial rhythms that spontaneously add to the movement of the fabrics and the vegetal shapes of Juszkiewicz.  

From this cross-generational encounter flows an atmosphere d’antan (of old), a laboratory for experimentation where the magic of an unedited and never-ending alchemical rite is achieved: the construction of something other, the encounter of perfect beings in their inadequacy.


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Giacinto Cerone
Melfi, 1957 - Rome 2004

Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si trasferisce a Roma, dove nel 1979 si diploma all’Accademia di Belle Arti, e dove vivrà fino alla fine. Nel 1990 si trasferisce per un breve periodo ad Albisola, dove presso le Ceramiche S. Giorgio realizza le prime opere di ceramica. Nel 1993, in occasione di una mostra alla Galleria Maurizio Corraini di Mantova, sposta il lavoro con la ceramica presso la Bottega Gatti di Faenza, che rimane suo punto di riferimento durante tutta la sua carriera. Sempre nel 1993 realizza i primi grandi gessi per la mostra alla Galleria Bonomo di Roma. Negli stessi anni, dalla Lucania, gli vengono spedite placche di moplen che lavora in contemporanea alla vetroresina. Nel 1997 inizia la collaborazione con la stamperia Bulla di Roma. Tra il 1999 e il 2000 frequenta l'Associazione Incontri Internazionali d'Arte entrando nella collezione di Graziella Lonardi Bontempo. Nel 1999 realizza una grande installazione scultorea nello Spazio per l'Arte Contemporanea Tor Bella Monaca. L'anno successivo e poi nel 2003 è alla Galleria David Gill di Londra con due mostre personali. Del 2001 è la mostra al Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Qui incontra Emilio Mazzoli che gli commissiona i primi e unici marmi eseguiti nello Studio Nicoli di Carrara. Nel 2006 gli viene dedicata una sala al Museo della Scultura di Matera. Nel 2007 c’è una prima retrospettiva al Museo Pericle Fazzini di Assisi. Del 2011 è la prima grande mostra antologica alla GNAM, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 2014 il Macro di Roma dedica una mostra ai suoi disegni.


Ewa Juszkiewicz 
Gdansk, 1984. Lives and works in Warsaw

Selected and Recent Solo Exhibitions: 2017 Pearl, Eye, Worm, Rolando Anselmi, Rome; 2016 Gauguin Syndrome, lokal_30 Gallery, Warsaw. 2015 The Descent Beckons, Present Future Section, Artissima, Turin, The Descent Beckons, Galeria Bielska BWA, Poland; 2013 Curls, lokal_30, Warsaw, Damage has been done, Juszkiewicz/Kokosi?ski, EL Gallery, Elbl?g, Up to my head, Juszkiewicz/Kokosi?ski, Zona Sztuki Aktualnej, Szczecin. What you don’t talk about, Baltic Gallery, S?upsk; 2012 Rosamunde, the Princess of Cyprus, Centrum Kultury Katowice; 2011 How It Is, Asks Agnisia, That We See a Teddy Bear in the Painting, Otwarta Pracownia, Kraków, Wild in dreams, Garbary 48 Gallery, Pozna?; 2009 Young Artists’ Presentation, Ewa Juszkiewicz, Sfinks, Sopot, Poland.

Selected and Recent Group Exhibitions: 2018 Greffes | Berlin, Rolando Anselmi, Berlin; 2017 From artificial reality to a selfie. Self-portrait in the art of contemporary Polish Artists, BWA Wroclau; 2017 Art in Art, MOCAK, Museum of Contemporary Art, Krakow, The Beguiling Siren is Thy Crest, Museum of Modern Art, Warsaw; 2016 Nomadic images, 16th International Vilnius Painting Triennial, Museum of Applied Art and Design, Vilnius, Krew-werk, Foksal Gallery Foundation, Warsaw, Empty, City Art Gallery of Kalisz, Kalisz, Frieze New York 2016, New York. New Illustrations, Galeria Arsena?, Bialystok, Contemporary art from Poland, European Central Bank, Frankfurt am Main.


15/03/2019